Quanta acqua serve per fare un paio di jeans?

La filiera di produzione del tessile e dell’abbigliamento è un settore che ha il suo impatto dal punto di vista ambientale.

É un aspetto spesso trascurato, frainteso e dimenticato da parecchie persone e operatori del settore, ma tutta l’industria è particolarmente energivora e di recente si sta, finalmente, cominciando a parlare dell’impatto ambientale del settore della moda, che spesso si nasconde dietro a parole non dette e una sostanziale indifferenza. In particolare, per la produzione di jeans serve molta acqua, cosa che prosciuga le riserve idriche di diversi Paesi, soprattutto India e Cina, maggiori produttori, e che immette nell’ambiente sostanze inquinanti che vanno inesorabilmente a inquinare le falde acquifere, già duramente provate dall’attuale situazione ambientale non proprio rosea.

Fortunatamente, l’industria tessile sta cercando di ridurre al massimo la sua impronta ambientale e, oggi, è possibile produrre dei jeans utilizzando molta meno acqua che in passato.

Sostanzialmente, lo spreco di risorse idriche per il settore tessile e la realizzazione dei jeans era dovuto ad antiquate modalità di produzione. Il vecchio processo, ancora in uso presso alcuni colossi, prevedeva il ricorso a più lavaggi direttamente sul filo di tessuto, il quale solitamente veniva ricoperto di amido per renderlo rigido e poi bagnato e lavato a oltranza fino a fargli perdere del tutto la sua consistenza.

Nel caso della produzione dei jeans denim, il processo era ancora più marcato: per dare l’effetto sbiancato e sbiadito, infatti, veniva utilizzata pietra pomice e una vasta serie di acidi e altri prodotti. Questi venivano passati sul tessuto e poi ripuliti utilizzando lo strofinio della pietra pomice, la quale andava lavata in seguito con abbondante acqua per essere riutilizzata nei medesimi processi di creazione.

Oggi, per produrre jeans il processo con pietra pomice non si usa più, sostituito invece dalla soluzione E-Flow. Questa permette di ottenere il medesimo risultato riducendo del 60% il consumo di risorse idriche per ogni capo d’abbigliamento.

Litri d’acqua che si consumano


Ma quanta acqua, nello specifico, viene consumata per produrre dei jeans? In linea generale, analizzando tutta l’industria è possibile dire che questa consuma 93 miliardi di metri cubi d’acqua annui, equivalenti al 4% dell’acqua dolce presente su tutto il pianeta Terra.

Sono numeri drammatici che devono far riflettere. É vero, da un lato, che vestirsi è essenziale per l’essere umano e che ogni persona, tendenzialmente, possiede diversi capi d’abbigliamento che usa con una certa regolarità; tuttavia, questo consumo eccessivo di risorse non è per niente tollerabile. Soprattutto perché l’acqua utilizzata per la produzione dei jeans non è più potabile e, anzi, torna nel ciclo naturale inquinando falde acquifere, danneggiando anche la fauna e la flora presente nelle immediate vicinanze degli stabilimenti produttivi. Si capisce, quindi, perché gli attivisti ambientalisti si scagliano soprattutto contro i jeans denim per le loro proteste.

I jeans, infatti, sono uno dei capi d’abbigliamento che più in assoluto richiede un consumo di acqua eccessivo per essere prodotto. Nello specifico, servono 3.800 litri d’acqua per produrne un solo paio, per lo meno per quanto riguarda la produzione e l’irrigidimento del tessuto. Nel caso in cui questo venga colorato oppure tinteggiato, il consumo di acqua può salire fino a circa 9.000 litri, attestandosi su una media di 7.200 litri d’acqua dolce che potrebbero essere utilizzati per dissetare un’intera famiglia per diversi mesi.

Considerando, inoltre, anche l’inquinamento derivante dalla miscela delle sostanze chimiche e di petrolati utilizzati per creare il colore indaco, il danno ambientale è molto elevato. Per questo motivo è stata sviluppata e viene utilizzata con successo la tecnologia e-Flow per risparmiare acqua; tuttavia, non tutti i produttori di tessuti hanno i macchinari necessari: bisogna cominciare a sceglierli per fare qualcosa per l’inquinamento e per il pianeta.

Hoplites e risparmio d’acqua nella produzione di jeans

Nel solco di questa analisi, allora, è evidente che anche la filiera produttiva di abbigliamento e jeans non può e non deve esimersi dalla riduzione dell’impatto ambientale e dell’impronta carbonica. Ne va del futuro del mondo e, comunque, anche della qualità dei prodotti che rischia, con l’aumentare dei costi di produzione, di ridurre anche la sua qualità pure senza diminuire il prezzo.

Noi di Hoplites rispecchiamo in pieno questa filosofia del settore tessile. Realizziamo abbigliamento per conto terzi e offriamo diversi prodotti che spaziano da capi come la maglieria donne, vestiti in cachemire e seta, mantenendo comunque altissima la qualità visto l’utilizzo periodico e continuativo di materie prime completamente Made In Italy. Anche gli impiegati che si occupano della creazione dei capi sono professionali e competenti, formati nella realizzazione di prodotti di altissimo livello sia per qualità che per durabilità.

Un ponte di comunicazione tra Cliente e Produttore.

HOPLITES S.r.l. è una risposta alle moderne esigenze e dinamiche del mercato così come si è evoluto negli ultimi anni, incentrato sulla soddisfazione del cliente, mirando a realizzare relazioni durature, con reciproco vantaggio di tutte le parti coinvolte, piuttosto che perseguire relazioni mordi e fuggi a breve -vissuto e senza reali benefici per nessuno.